Tra le Carcasse non ci sono fiori
poesia pubblicata su PROMOSAIK
rivista per il dialogo tra le culture
Tra le Carcasse non ci sono fiori;
quando del corpo restano solo ossa
immuni alla vita e gli sguardi trovano,
senza presenza, i volti, l’occhio che
guarda, se non altrove,
lungo la solitudine dei giorni:
le rughe ostentate come armi.
È inutile cercare ancora lì,
dove tu sai che non ne troverai.
Ci hanno lasciato a custodire i ruderi
di un mondo che è caduto
e chi si è accontentato,
riesce a godere del proprio giardino
credendo di ingrassare,
tracotante di paura,
fra gli steccati che sono orizzonti.
C’è chi muore così come ha vissuto …
Accettarne la morte, prima ancora
di nascere, era il rito del cammino.
Non più ora, ed il mio passo resta
avulso dalle regole del clan:
non c’è tribù ma solo appartenenza.
Resto sui bordi al buio e tasto gli sgorbi
che sporgono dal muro,
cercando la fessura.
Arriverà il mattino,
lavorerò su quei fili di luce.
Tra le Carcasse non ci sono fiori
poesia pubblicata su PROMOSAIK
rivista per il dialogo tra culture
Tra le Carcasse non ci sono fiori;
quando del corpo restano solo ossa
immuni alla vita e gli sguardi trovano,
senza presenza, i volti, l’occhio che
guarda, se non altrove,
lungo la solitudine dei giorni:
le rughe ostentate come armi.
È inutile cercare ancora lì,
dove tu sai che non ne troverai.
Ci hanno lasciato a custodire i ruderi
di un mondo che è caduto
e chi si è accontentato,
riesce a godere del proprio giardino
credendo di ingrassare,
tracotante di paura,
fra gli steccati che sono orizzonti.
C’è chi muore così come ha vissuto …
Accettarne la morte, prima ancora
di nascere, era il rito del cammino.
Non più ora, ed il mio passo resta
avulso dalle regole del clan:
non c’è tribù ma solo appartenenza.
Resto sui bordi al buio e tasto gli sgorbi
che sporgono dal muro,
cercando la fessura.
Arriverà il mattino,
lavorerò su quei fili di luce.